Italiani e astensione, Area Studi Legacoop-Ipsos: sette su dieci non si sentono rappresentati

Gamberini: “La politica non può essere lasciata sola, perché le istituzioni democratiche si stanno svuotando di senso. Occorre una attivazione dei corpi intermedi, delle organizzazioni sociali ed economiche, dei mondi del terzo settore e del volontariato, laico e religioso. Avviamo un confronto e azioni comuni, anche sui territori. Dobbiamo tutti sentirci chiamati a trovare delle soluzioni, e in fretta”.

Roma, 15 ottobre 2025 – I cittadini italiani hanno un rapporto sempre più contraddittorio con la politica: sono interessati, ma partecipano poco e si fidano ancora meno, pur consapevoli che il voto è un dovere civico. È quanto emerge dal rapporto FragilItalia “Astensionismo”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio, condotto su un campione rappresentativo della popolazione, che fotografa una società stanca, disillusa e sempre più distante dai suoi rappresentanti.

Astensione: dalla sfiducia alla protesta

La disaffezione si è ormai trasformata in sfiducia diffusa: sette italiani su dieci non si sentono rappresentati dalla classe politica (1 su 3 per nulla). Inoltre, due terzi degli italiani ritengono che il proprio voto non incida realmente sulle decisioni politiche. L’astensionismo è diventato il sintomo più visibile della frattura tra cittadini e politica. Le motivazioni principali sono la mancanza di fiducia nei leader politici (28%) e l’assenza di partiti o candidati capaci di rappresentare gli elettori (16%). Seguono la protesta contro il sistema politico (12%) e la stanchezza e la rabbia (11%).

“Ad ogni scadenza elettorale, ossia molto spesso, si evoca il problema della scarsa partecipazione” – afferma Simone Gamberini, Presidente di Legacoop – “solo che il più delle volte lo si cita per passare oltre, e infatti, ormai, siamo a un punto di reale emergenza istituzionale. La maggior parte dei cittadini considerano questo fenomeno un problema serio per la democrazia. E le ragioni sono che non è più dovuto a disinteresse, indifferenza, ma è una forma di protesta politica per quasi la metà dei cittadini. Molti ritengono che il loro voto non possa influire sulle decisioni, che non serva a nulla. Noi riteniamo che sia il momento di agire per davvero. Le forze politiche concentrano le analisi sulle percentuali di votanti perché tale profonda crisi di partecipazione è alimentata proprio dalla disillusione verso i partiti. Ma la politica non può essere lasciata sola, perché le istituzioni democratiche si stanno svuotando di senso. Occorre una attivazione dei corpi intermedi, delle organizzazioni sociali ed economiche, dei mondi del terzo settore e del volontariato, laico e religioso. Avviamo un confronto e azioni comuni, anche sui territori. Dobbiamo tutti sentirci chiamati a trovare delle soluzioni, e in fretta”.

Per quanto riguarda gli aspetti che influiscono sulla scelta di non votare, al primo posto figura la disillusione verso i partiti (63%), il fatto che“nessuno si occupa seriamente del caro tasse” (62%), la disillusione dopo precedenti esperienze di voto (56%), la scarsa rappresentanza dei propri interessi (53%), l’insoddisfazione per le politiche economiche (52%), la sensazione che le decisioni importanti vengano prese altrove (51%).

Altro dato interessante: più di un terzo degli intervistati (il 36%) ammette di non votare perché non si sente sufficientemente informato per fare una scelta consapevole. Inoltre, l’85% dichiara che la propria scelta di non votare non è influenzata dalla propria famiglia o dal gruppo sociale di appartenenza, mentre per 4 italiani su 10 (il 42%) è influenzata dalla propria situazione economica (con punte del 61% per il ceto popolare e del 59% per il ceto medio-basso). Solo il 15% degli intervistati astensionisti dichiarano che la propria scelta è influenzata da ciò che legge sui social: ma tra gli under 30 la percentuale sale al 40%.

Il voto è un dovere civico, ma viene percepito come inutile

Decidere per chi votare è giudicato “facile” solo nelle elezioni più vicine al territorio: il 69% alle comunali e il 64% alle regionali, contro il 55% alle politiche e appena il 50% alle europee. La difficoltà cresce al crescere della distanza: più l’istituzione appare lontana, più il cittadino si disorienta.

L’astensione non è però soltanto apatia: per un italiano su due è una forma di protesta politica, in particolare tra i ceti popolari (64%). Allo stesso tempo, tre su quattro riconoscono che l’astensionismo è un problema serio per la democrazia, e otto su dieci continuano a considerare il voto un dovere civico.

Cosa serve per riconquistare gli elettori

La distanza tra cittadini e istituzioni non è irreversibile. Quasi quattro astenuti su dieci affermano che tornerebbero a votare se trovassero un candidato o un partito capace di rappresentarli pienamente. Le condizioni indicate per invertire la tendenza sono chiare: meno corruzione e clientelismo (55%), programmi politici più chiari e concreti (43%), maggiore attenzione ai temi che toccano la vita quotidiana (34%), più trasparenza nei processi decisionali (30%).

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