Istruzione alta, salario basso: il paradosso del “mismatch”
Di Mattia Granata, Presidente Area Studi Legacoop.
L’ultimo report AreaStudi Legacoop-Prometeia, dal titolo “Il mismatch di qualifiche nel mercato del lavoro italiano”, che fa parte di un filone di analisi sul mercato del lavoro e sul lavoro in cooperazione da tempo intrapreso dall’associazione, fa emergere un fattore cruciale, e finora in ombra, che frena il mercato del lavoro italiano. In estrema sintesi, in un decennio, mentre è cresciuto sensibilmente il livello medio di istruzione dei lavoratori e delle lavoratrici italiani, il lato della domanda non si è adattato a un’offerta con qualifiche più elevate. Di conseguenza, sono cresciuti i lavoratori sovra-qualificati e, soprattutto, non si è adeguata la retribuzione alla maggiore qualificazione.
Questo, come altri nodi strutturali emersi nella eccezionale fase post-pandemica, si protrarrà per un lungo periodo di incertezza.
I fatti – in larga parte confermati dai dati OCSE – rivelano un aspetto poco considerato del “famigerato” mismatch. Un paradosso che da troppo tempo contribuisce a frenare la crescita economica e sociale: abbiamo un capitale umano sempre più qualificato, ma un mercato del lavoro che non riesce a valorizzarlo. In Italia si studia di più, ma si guadagna di meno. Questa è un’inefficienza di sistema che non possiamo più permetterci, anche perché in tale fenomeno si riscontrano indirettamente lo sforzo e la fatica di migliorarsi culturalmente e socialmente, e la delusione sociale che ne consegue: un aspetto non irrilevante e non meno frustrante dell’ampliarsi delle diseguaglianze.
Il fatto che ogni anno di studio in più non venga retribuito rispetto al suo valore reale, e che il deficit di istruzione penalizzi ancor più pesantemente, ci dice con chiarezza che non stiamo usando in modo efficiente le competenze disponibili, anche in termini di produttività dei fattori. Così facendo, non solo perdiamo competitività, ma rischiamo di scoraggiare le nuove generazioni, con effetti profondi sulla coesione sociale e sull’innovazione.
Occorre un investimento strutturale nell’allineamento tra istruzione, formazione e domanda produttiva, nella valorizzazione delle competenze all’interno delle imprese e nell’equità retributiva, soprattutto per le donne e i giovani, per cui ovviamente e come sempre, tale divario si aggrava.
Per i fenomeni che abbiamo di fronte, il Paese ha bisogno di politiche attive del lavoro più efficaci, di orientamento scolastico e offerta formativa coerente con i fabbisogni del sistema produttivo, e di moderni strumenti formativi e di incrocio domanda-offerta.
Le cooperative, per vocazione, hanno a cuore il lavoro dignitoso e qualificato. È il momento di trasformare questo disallineamento in un’opportunità di rilancio, per un’Italia più giusta e più competitiva, e anche per intervenire su tutte le storture che si sono generate con la difficoltà nel reperire manodopera. Questo apparente tecnicismo, il disallineamento tra domanda e offerta, suona in realtà come un ammonimento per tutti: non si costruisce nulla di realmente duraturo sulla delusione e le speranze tradite.