Un quarto delle risorse della manovra sono allocate su misure espansive destinate a interventi con basso/nullo impatto sulla crescita. Gamberini: “Siamo di fronte a una manovra di corto respiro: occorrono, invece, politiche industriali per favorire gli investimenti delle imprese, e interventi concreti per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. Auspichiamo che nella rimodulazione del PNRR ci siano risorse per favorire crescita e competitività”.
Roma, 31 ottobre 2025 – La legge di Bilancio 2026 si colloca in un quadro di vincoli europei più stringenti e di margini di manovra fortemente limitati, che ne condizionano la portata espansiva e l’efficacia nel sostenere crescita, investimenti e redditi familiari. È quanto emerge dal Monitor “La programmazione della politica di bilancio 2026-2028: prevalgono i vincoli e gli aggiustamenti al margine nel perseguire le priorità di politica economica”, elaborato da Area Studi Legacoop e Prometeia, che evidenzia come la politica di bilancio italiana sia di fatto “ingessata” fino al 2029 dal Piano strutturale di bilancio di medio termine adottato nell’ottobre 2024.
“L’analisi dei documenti e dello scenario in cui si colloca il paese – commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop – obbliga a parlare di ‘manovra di corto respiro’. Il difficile contesto internazionale e il progressivo venir meno delle risorse del PNRR determinano un preoccupante rallentamento dell’economia: senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita, il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione. Noi avevamo chiesto al Governo politiche industriali per favorire gli investimenti delle imprese, e interventi concreti per l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori. La Legge di Bilancio 2026, diversamente, fotografa un Paese che rinuncia a guardare avanti, costretto da vincoli europei e da una prudenza che rischia di diventare rinuncia. Manca una visione di crescita fondata su investimenti, innovazione e lavoro di qualità, elementi essenziali per ridare slancio alla produttività e fiducia ai cittadini. Come movimento cooperativo, chiediamo al Governo di costruire un patto vero per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, non solo di contenere i conti. Senza una strategia di medio periodo per il capitale umano e l’economia reale, l’Italia rischia di restare ferma mentre il mondo cambia. La rimodulazione del PNRR può rappresentare un’opportunità per destinare risorse importanti alla crescita e alla competitività”.
Vincoli europei e prudenza di bilancio
La nuova governance economica europea, in vigore dal 2024, impone all’Italia un limite medio di crescita della spesa netta pari all’1.6% annuo, vincolo che riduce sensibilmente la possibilità di interventi espansivi. Nel rispetto di tale cornice, la manovra 2026 risulta la più piccola dell’ultimo decennio, con un ammontare lordo, che identifica il totale delle risorse destinate a misure espansive, pari allo 0.8% del PIL e un impatto netto sul saldo appena dello 0.1%. La scelta del Governo, evidenzia lo studio, è improntata alla prudenza: l’obiettivo principale resta quello di mantenere il percorso di rientro del deficit delineato in aprile, con un disavanzo previsto al 2.8% del PIL nel 2026, in calo al 2.6% nel 2027 e 2.3% nel 2028. Il debito pubblico, tuttavia, continuerà a crescere fino al 2027, limitando ulteriormente gli spazi per nuovi interventi strutturali.
Un bilancio sotto controllo, ma senza slancio
Per il 2026, la Legge di Bilancio prevede un aumento di entrate per 1.64 miliardi e un aumento di spese per 7.8 miliardi, per un effetto espansivo sul saldo pari a 6.2 miliardi di euro. Un effetto che si riduce a solo 948 milioni nel complesso della manovra, una volta inclusi il rifinanziamento, definanziamento e riprogrammazione di interventi già previsti dalla legislazione vigente) e, soprattutto, l’impatto atteso dalla revisione del PNRR, in attesa di essere approvata dalle istituzioni europee, che, nelle stime del governo, dovrebbe portare una riduzione di spesa nell’ordine di 5 miliardi di euro nel 2026. Le risorse destinate a misure espansive sono poche e, per circa un quarto, dirette a interventi con basso o nullo impatto economico (rottamazione, fondo contenziosi, rinvii fiscali).
Una manovra neutrale sull’economia, restrittiva sul potere d’acquisto; elevata pressione fiscale
L’analisi di Area Studi Legacoop e Prometeia sottolinea come l’impatto della manovra sulla crescita del PIL sia sostanzialmente neutrale nel 2026, e di +0.1% nel 2027 e 2028, con un aumento del contributo della domanda interna che deriverebbe, soprattutto, da maggiori investimenti e consumi pubblici, mentre l’impatto sui consumi privati è marginale e solo nel 2028. In materia di fisco e sostegno al potere d’acquisto, l’impatto complessivo è restrittivo per circa 800 milioni di euro. La revisione Irpef è solo una parte della delega di riforma fiscale in attesa di attuazione; gli sgravi per determinate voci contrattuali sono temporanei e con limitato impatto macroeconomico. In ogni caso, il recupero del potere d’acquisto che viene dagli sgravi fiscali e dai trasferimenti non è sufficiente a compensare le perdite dovute all’inflazione. Le risorse per misure espansive indirizzate alle famiglie (in parte temporanee e per un quarto dedicate alla nuova rottamazione), sono più che compensate dall’aumento dei gettiti da imprese, soprattutto banche e assicurazioni, e dall’aumento delle accise sul gasolio. Nel complesso, la pressione fiscale resta elevata: 42.8% del PIL nel 2026, in aumento rispetto al 42.5% del 2024, il livello più alto dell’ultimo decennio.
Prudenza anche nel sostegno agli investimenti privati
Sul fronte degli investimenti privati, il quadro è altrettanto prudente. Nel 2026 le risorse sono in gran parte dedicate all’estensione al 2028 del credito d’imposta ZES e, in misura minore, al rifinanziamento della Nuova Sabatini per le PMI, mentre la maggiorazione degli ammortamenti peserà sul bilancio dal 2027. Mancano, però, risorse significative e di ampio respiro per lo sviluppo. Non trova spazio, nella manovra, un programma rilevante di incentivazione agli investimenti innovativi e alla ricerca, determinanti per migliorare produttività e competitività. Complessivamente, insomma, la manovra movimenta poche risorse, in coerenza con gli spazi limitati che consente il rispetto dei vincoli. Ma tra le risorse allocate a misure espansive circa un quarto sono destinate a interventi con basso/nullo impatto sulla crescita, tra cui la rottamazione delle cartelle, il fondo per fare fronte alle sentenze di condanna dalla Corte di giustizia europea e da plessi nazionali, il differimento di plastic tax e sugar tax.
Sanità: rapporto spesa/PIL a livelli 2016, ma insufficiente per investimento e farmaci innovativi
Sul fronte della spesa sanitaria, l’aumento previsto nel 2026 riporta il rapporto spesa/PIL ai livelli del 2016, ma è in gran parte destinato ai dipendenti, non colma le aumentate necessità per investimento e spesa per farmaci innovativi.
 
				 
															







 
								