EDITORIALE – 21 LUGLIO 2025

La Dieta Mediterranea come leva cooperativa di cambiamento

DI Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare

Nel cuore della nostra tradizione alimentare, la Dieta Mediterranea non è solo un insieme di abitudini virtuose, ma un modello culturale, sociale ed economico, che può guidare un cambiamento profondo. Con il Manifesto cooperativo della Dieta Mediterranea, presentato il 15 luglio a Napoli, il sistema Legacoop lancia una proposta chiara: costruire, attorno a questo patrimonio condiviso, una nuova alleanza per lo sviluppo sostenibile, l’inclusione sociale e la rigenerazione dei territori.

Un progetto che nasce dal basso, dal confronto aperto e trasversale tra cooperative agricole, del sociale, della trasformazione, della distribuzione, della ristorazione, del consumo, dell’educazione. Un lavoro collettivo che si è nutrito della partecipazione attiva delle articolazioni territoriali e settoriali di Legacoop, e che ha dato forma a un’agenda in dieci punti: un percorso di coesione e innovazione che mette al centro le persone e le comunità.

Perché oggi parlare di Dieta Mediterranea vuol dire molto più che difendere un regime nutrizionale: significa promuovere un diritto universale al cibo sano, sicuro, giusto e accessibile. Significa affermare che mangiare bene è una questione di salute pubblica, ma anche di giustizia sociale, di educazione, di equilibri economici e ambientali.

Le cooperative, in questo scenario, si candidano a essere protagoniste credibili e coerenti. Lo fanno ogni giorno, garantendo dignità al lavoro agricolo, valorizzando le eccellenze locali, creando filiere tracciabili e trasparenti. Lo fanno con l’inclusione, offrendo opportunità a giovani, donne, migranti, persone fragili. Lo fanno con la mutualità, creando comunità resistenti allo spopolamento e alla marginalizzazione.

La filiera cooperativa si presenta, così, come un sistema integrato e interdipendente: dall’agricoltura alla pesca, dalla trasformazione al commercio, dalla ristorazione alla distribuzione, fino all’educazione alimentare. Un presidio attivo di coesione, innovazione, identità.

Questo Manifesto è anche un invito al mondo delle istituzioni e della società civile a rafforzare le alleanze intorno al valore della Dieta Mediterranea. In un tempo segnato da disuguaglianze crescenti, povertà alimentare, crisi ecologica e disinformazione, serve una visione sistemica e una nuova pedagogia del cibo. Ecco perché il ruolo delle cooperative come luoghi di educazione permanente è decisivo: nelle mense scolastiche, nei mercati contadini, nei progetti territoriali, si forma una cittadinanza consapevole, in grado di scegliere, partecipare, trasformare.

La Dieta Mediterranea è prevenzione, è convivialità, è biodiversità, è territorio. È patrimonio UNESCO e, con la candidatura della cucina italiana, può diventare ancora di più uno strumento di coesione tra tradizione e innovazione. Unisce i borghi e le metropoli, i pescatori e i contadini, i cittadini e i produttori.

Ma soprattutto, è un’occasione per ripensare i modelli di sviluppo: per rimettere al centro l’equilibrio tra natura e comunità, tra salute e produzione, tra cibo e cultura. Un’occasione che la cooperazione vuole cogliere fino in fondo, mettendo a disposizione il suo capitale umano, economico e sociale per generare valore condiviso.

Costruire una società più giusta, più sana, più resiliente è possibile. Serve coraggio politico, visione collettiva, ma anche strumenti concreti e quotidiani. La cooperazione, con il suo Manifesto, offre una rotta chiara per orientarsi: un cammino condiviso verso una nuova cultura del cibo e dello sviluppo, fondata sulla dignità delle persone, sulla partecipazione democratica e sulla cura dei territori.

Perché la Dieta Mediterranea, vista con occhi cooperativi, è davvero il nostro presente che può diventare futuro. 

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