Bordeaux, 29 ottobre 2025 – Si è appena concluso a Bordeaux il 10° Convegno internazionale di ricerca sull’economia sociale, un appuntamento che ha riunito studiosi e operatori da tutto il mondo per approfondire il contributo delle organizzazioni dell’economia sociale allo sviluppo sostenibile e inclusivo. Tra i relatori, Andrea Cori, ricercatore dell’Area Studi Legacoop, ha presentato – insieme a Francesca Martinelli, direttrice della Fondazione centro studi Doc, e Keti Lelo, professoressa e ricercatrice preso l’Università di Roma Tre – uno studio dal titolo “Presence and distribution patterns of cooperatives in Italian inner areas”.
La ricerca evidenzia che le cooperative svolgono un ruolo essenziale nei territori più fragili del Paese. Pur rappresentando solo il 4% delle società di capitali italiane, nelle aree periferiche e ultra-periferiche la loro incidenza sale al 9%, con punte del 13% nel Sud e nelle Isole, dove generano fino al 14% dell’occupazione privata. Quasi il 40% di queste imprese opera da oltre vent’anni, segno di una radicata presenza storica. Le tipologie più diffuse sono le cooperative di lavoro e le cooperative sociali, seguite da una significativa componente di cooperative agricole.
Attraverso metodi misti – analisi statistiche, econometriche e interviste sul campo – lo studio mostra che la distribuzione delle cooperative nelle aree interne non è casuale, ma si concentra dove esistono reti locali solide e amministrazioni comunali collaborative. Tra i fattori chiave che favoriscono la nascita e la sopravvivenza delle cooperative emerge il ruolo abilitante delle centrali cooperative.
Le testimonianze raccolte raccontano un modello capace di creare lavoro, servizi e coesione sociale, ma anche fragile, composto in gran parte da micro realtà che affrontano diffidenza iniziale delle comunità, difficoltà di accesso ai bandi pubblici e ritardi nei pagamenti.
Lo studio conclude che le cooperative rappresentano una vera e propria “infrastruttura socio-economica” nelle aree a fallimento di mercato, indispensabile per contrastare marginalità e declino demografico. Tuttavia, la loro continuità e una diffusione più omogenea sul territorio nazionale dipendono dal rafforzamento degli ecosistemi cooperativi e da politiche pubbliche più favorevoli e partecipative.
 
				 
															






 
								