Denatalità, Area Studi Legacoop-Ipsos: cresce di 9 punti la percentuale di chi desidera un solo figlio e di chi rinuncia ad averne

Gamberini: “Denatalità e disuguaglianze non solo per mancanza di desiderio, ma di condizioni. Serve un patto economico e sociale che metta al centro il lavoro dignitoso, il sostegno alla genitorialità e la parità di genere”. La gioia, secondo la ricerca, è l’emozione prevalente legata al diventare genitori (50%), crescono preoccupazione (+ 4 punti) e ansia (+3 punti). A incidere negativamente gli stipendi troppo bassi, l’aumento del costo della vita e l’assenza di servizi di supporto.

Roma, 28 maggio 2025 – Non è la fine del desiderio di maternità e paternità a generare la denatalità, ma un insieme complesso di fattori economici, sociali, culturali, che vanno ben oltre la volontà individuale. È quanto emerge dal Report FragilItalia “Avere un figlio oggi”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana per testarne le opinioni relative al tema.

L’indagine, che aggiorna un’analoga rilevazione effettuata due anni fa, rivela che oltre un terzo dei giovani under 35 desidera avere due figli, ma aumenta di 9 punti la percentuale di chi si limita a desiderarne uno solo (il 24%) o rinuncia del tutto alla prospettiva di diventare genitore (il 25%). Il calo del desiderio di una famiglia numerosa si accompagna a un netto cambiamento nel vissuto emotivo legato alla genitorialità: la gioia, pur restando l’emozione prevalente (al 50%), è in calo di 9 punti percentuali, mentre crescono preoccupazione (+4 punti, al 31%, ma al 44% per il ceto popolare) e ansia (+3 punti, al 23%, ma al 31% nel ceto popolare). Una tendenza particolarmente evidente per gli under 30, dove la preoccupazione viene espressa dal 38% e l’ansia dal 30%.

“La notizia è che non è tanto o solo la mancanza di desiderio a contribuire alla denatalità, ma un contesto economico e sociale che rende difficile, se non impossibile, trasformare quel desiderio in una scelta concreta”, afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop. “Le persone -aggiunge- si trovano costrette a scegliere tra lavoro e genitorialità, in un sistema che non offre né certezze economiche né servizi adeguati. È inaccettabile che l’81% delle donne tema di dover abbandonare il lavoro per avere un figlio. È il segno di un divario di genere ancora profondo, che si traduce in una perdita non solo di equità, ma anche di crescita e coesione sociale. Il nostro Paese ha urgente bisogno di un patto economico e sociale che metta al centro il lavoro dignitoso, il sostegno alla genitorialità e la parità di genere. La cooperazione promuove modelli organizzativi più inclusivi, servizi di welfare aziendale e azioni concrete per una piena conciliazione vita-lavoro. La natalità non è solo una questione privata, ma una responsabilità collettiva di fronte agli andamenti demografici ben noti. Se una percentuale tanto grande di donne teme di perdere il lavoro per un figlio, il problema è del Paese, non delle madri. Investire nei giovani, nelle famiglie e nelle donne significa investire nel futuro dell’Italia.”

Il peso dell’incertezza economica

Il report si sofferma sui fattori che più possono influire sulla scelta di non avere figli. Tra le motivazioni economiche, al primo posto vengono indicati gli stipendi troppo bassi e il costo della vita in aumento (91%), seguiti dalla mancanza di stabilità lavorativa e da un’organizzazione del lavoro incompatibile con l’idea di avere figli (89%), dalla difficoltà oggettiva a conciliare lavoro e famiglia (88%), dalla difficoltà e dal costo di avere un’abitazione dignitosa (85%), dalla mancanza di supporto economico da parte dello Stato (84%), dalla assenza di sostegni pubblici per affrontare il costo del crescere i figli (83%), dalla paura di perdere il lavoro e dalle spese per l’istruzione dei figli (80%). I giovani e il ceto medio-basso, in particolare, esprimono maggiore sfiducia verso un sistema che non sembra in grado di garantire stabilità e prospettive.

Fattori sociali: un work-life balance difficile e un welfare aziendale ancora poco family-friendly

Sul fronte sociale, ad incidere sulla scelta di non avere figli sono la difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (87%, che sale al 91% tra gli under 30), la mancanza di servizi di supporto alla genitorialità come asili nido e scuole a tempo pieno (83%), la mancanza di politiche family-friendly sul posto di lavoro (80%), la scomparsa della famiglia “tradizionale” dove i nonni accudivano i nipoti (72%).  

La libertà prima di tutto?

Il report sottolinea anche l’incidenza di motivazioni culturali e di costume. Tra queste, al primo posto il desiderio di maggiore libertà personale (74%), seguito dal bisogno di concentrarsi sulla propria realizzazione personale (72%), dalla paura di perdere la propria spensieratezza e di avere troppi vincoli (71), dalla crescita dell’individualismo e la poca voglia di fare sacrifici (69%).

Paure e solitudini: i fattori psicologici

A livello psicologico, tra i principali fattori che frenano la scelta di avere figli figurano la paura delle responsabilità genitoriali (73%, che sale all’80% nel ceto popolare), il desiderio di mantenere l’attuale stile di vita e la mancanza di un partner ritenuto “adatto” (entrambi al 73%), la sensazione di non essere pronti emotivamente e l’instabilità delle relazioni amorose di oggi (entrambi al 71%).

Il ruolo sociale dei figli

Nonostante 3 intervistati su 4 (il 74%) riconoscano che avere figli rappresenti una responsabilità sociale, è però forte la convinzione (70% di indicazioni, che sale al 74% negli under 30) che la realizzazione personale non dipenda dalla genitorialità e che il mondo sia troppo incerto per mettere al mondo dei figli (69%, il 75% negli under 30).

Genitori sì, ma a caro prezzo

Infine, l’impatto di un figlio sul lavoro. Il report mette in luce profonde differenze di percezione legate al genere: sono soprattutto le donne a vivere la maternità come un momento di svolta – e spesso di sacrificio – nella propria carriera lavorativa. Abbandono del lavoro (81%), riduzione dell’orario o vedersi preclusi dal datore di lavoro eventuali avanzamenti di carriera (80%) sono le principali conseguenze per il genere femminile, anche se, rispetto a due anni fa, migliora la percezione rispetto alle difficoltà di work-life balance (in calo di 9 punti percentuali al 64%) con conseguente necessità di cambiare lavoro (anch’essa in caldo i 9 punti, al 60%). Aumenta, però, anche l’idea che siano soprattutto gli uomini a cambiare lavoro per aumentare le entrate familiari.

https://www.ilsole24ore.com/art/denatalita-cresce-9-punti-percentuale-chi-desidera-solo-figlio-e-chi-rinuncia-ad-averne-AHsMAJx

https://www.vita.it/un-giovane-su-due-desidera-avere-dei-figli-ma-nel-mercato-del-lavoro-ce-troppa-incertezza

https://www.teleborsa.it/News/2025/05/28/denatalita-cresce-percentuale-di-chi-desidera-un-solo-figlio-e-di-chi-rinuncia-ad-averne-57.html

https://finanza.repubblica.it/News/2025/05/28/denatalita_cresce_percentuale_di_chi_desidera_un_solo_figlio_e_di_chi_rinuncia_ad_averne-57

https://finanza.lastampa.it/News/2025/05/28/denatalita-cresce-percentuale-di-chi-desidera-un-solo-figlio-e-di-chi-rinuncia-ad-averne/NTdfMjAyNS0wNS0yOF9UTEI

https://finanza.ilsecoloxix.it/News/2025/05/05/Denatalit-cresce-percentuale-di-chi-desidera-un-solo-figlio-e-di-chi-rinuncia-ad-averne/?_tlbcId=4&_tlbData=NTdfMjAyNS0wNS0yOF9UTEI&_tlbcParent=2

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/pmi/2025/05/28/legacoop-stipendi-bassi-e-precariato-cala-voglia-natalita_abab8f5b-82cc-4f23-a833-affa004eba9a.html

https://www.ilgiornale.it/news/attualit/denatalit-risposte-nel-report-avere-figlio-oggi-2486050.html

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