Scuola, Area Studi Legacoop-Ipsos: gli italiani promuovono il sistema scolastico con una sufficienza risicata

Roma, 3 settembre 2025 – Gli italiani promuovono il sistema scolastico con una sufficienza risicata (voto medio 6,4), indicando come problemi principali i programmi di studio obsoleti e troppo teorici, l’edilizia scolastica, la carenza di docenti e la loro scarsa motivazione e preparazione, le dotazioni tecnologiche inadeguate. Ritengono, inoltre, il sistema ancora incapace di fornire competenze adeguate alle richieste di un mercato del lavoro in evoluzione ed evidenziano le differenze qualitative tra le diverse aree del Paese e tra grandi città e provincia.

Sono queste, in sintesi, le principali evidenze che emergono dal report FragilItalia “Il sistema scolastico italiano”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni sul tema.

“Sul sistema scolastico italiano emerge ormai stabilmente un giudizio che riflette le fragilità strutturali denunciate da famiglie e studenti” – sottolinea Simone Gamberini, presidente di Legacoop. “Programmi di studio ritenuti obsoleti, carenza di docenti e infrastrutture non adeguate – aggiunge – non valorizzano la capacità del nostro Paese di formare cittadini consapevoli e lavoratori competenti. È urgente mettere al centro della politica nazionale un grande piano per istruzione-formazione-lavoro, capace di fornire competenze adeguate alle richieste del mercato del lavoro, garantendo un futuro di competitività e crescita per imprese e Paese. Un piano che sappia innovare i contenuti, rafforzare la motivazione degli insegnanti e ridurre le disuguaglianze territoriali. La scuola non può essere lasciata sola, e non basta: occorre un forte coordinamento con le politiche attive del lavoro, per collegare le conoscenze e le competenze acquisite in aula con le reali esigenze del mercato. Solo in questo modo potremo garantire ai nostri giovani percorsi di crescita concreti e opportunità di occupazione qualificata e soddisfacente. Come cooperative, da sempre radicate nei territori e vicine alle comunità, siamo pronti a fare la nostra parte per rafforzare il legame tra scuola, famiglie e impresa sociale, contribuendo a costruire un’Italia più equa, inclusiva e competitiva”.

La valutazione media complessiva del sistema scolastico italiano si attesta dunque a un valore di poco superiore alla sufficienza (voto 6,4, in leggerissimo miglioramento rispetto al 6,3 rilevato lo scorso anno), con variazioni relative ai diversi livelli di istruzione. Il voto più alto va all’Università (6,8, anch’esso in crescita di un decimale rispetto al 6,7 dello scorso anno), che si accompagna a una sempre maggiore famigliarità e propensione anche verso nuovi strumenti di alta formazione, come le università digitali, peraltro connesse a una generale maggiore fiducia verso la formazione pubblica.

Il giudizio sulle università è seguito a ruota dalla scuola dell’infanzia (6,6, con due decimali in più), dagli asili nido e dalla scuola primaria (entrambi con 6,5, con una valutazione in miglioramento di tre decimali per gli asili nido e di un decimale per la primaria) e dalle scuole superiori (6,1). Il voto più basso, un 6, va alle scuole medie. Le critiche più forti provengono dal ceto popolare, con il 47% degli intervistati che, ad esempio, esprime una valutazione di insufficienza per le scuole medie e il 42% per le superiori.

Le principali carenze della scuola, peraltro sotto il segno di un complessivo peggioramento di valutazione rispetto a quanto rilevato lo scorso anno, vengono riscontrate nei programmi di studio obsoleti e troppo teorici (49%, con punte del 55% tra gli under 30, nel Nord Ovest e nel ceto popolare, in crescita di ben 5 punti percentuali),  nella scarsa motivazione dei docenti (45%, con 1 punto percentuale in più), nell’edilizia scolastica (44%, 3 punti in più), nella carenza di docenti (36%, 1 punto in più), nelle dotazioni tecnologiche inadeguate (stabile al 36%). Cala invece di 2 punti, dal 36% al 34%, la quota di chi lamenta la scarsa preparazione dei docenti.

I giudizi critici si estendono anche alla capacità del sistema scolastico di fornire competenze adeguate alle richieste di un mercato del lavoro in evoluzione, anche in questo caso con un significativo peggioramento complessivo della percezione. Infatti, rispetto alla precedente rilevazione, diminuiscono sensibilmente le valutazioni positive. In particolare, le competenze linguistiche fornite dal nostro sistema di istruzione vengono ritenute adeguate dal 45% (-3 punti percentuali; con una punta del 59% tra gli under 30), mentre i principali ostacoli al loro sviluppo vengono indicati nell’obsolescenza dei programmi didattici (34%, 6 punti in più), nella scarsa preparazione dei docenti (28%, ma in calo di 1 punto) e nella dispersione dei programmi di studio (25%, 9 punti in più). Giudizi ancora più pesanti per quanto riguarda le competenze digitali e quelle green.

Netta la valutazione sulla qualità del sistema scolastico in relazione ai diversi contesti geografici. Per il 62% degli intervistati (1 punto in meno sulla precedente rilevazione) le scuole migliori sono al Nord, mentre solo il 5% (anche qui 1 punto in meno) si esprime a favore delle scuole del Sud. Per il 33% (2 punti in più) non ci sono differenze legate alla collocazione geografica. Inoltre, per il 38% (2 punti in meno) le scuole migliori sono nelle grandi città, mentre il 22% (in crescita di 2 punti) opta per la provincia. Il 40% ritiene che non ci siano differenze.

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