Torre di Pisa, Fontana di Trevi, Tempio di Adriano, Pompei ed Ercolano, Domus Aurea. E poi Caravaggio, Raffaello, Veronese, Il Tiepolo, Cimabue e Tintoretto. La Pietà Rondanini. Le carrozze sabaude della Presidenza della Repubblica. I Musei Vaticani. Secoli di storia dell’arte italiana riassunta nel cv di una squadra di quattordici restauratrici e tre restauratori, soci della cooperativa romana CBC Conservazione Beni Culturali, che oggi compie 46 anni di vita.
“È la firma anonima sui più grandi capolavori. Eppure, anche quest’esperienza quasi tutta al femminile e di alto profilo viene talvolta svilita dalle gare al massimo ribasso. Il vantaggio economico prevale sulla competenza e sui diritti”, denuncia Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio. Un problema trasversale a ogni settore. “Ma il restauro si basa sull’accuratezza che deriva dal tempo dedicato all’opera: chi fa un ribasso del 50% non può nemmeno garantire sufficiente cura e attenzione all’oggetto” aggiunge Giovanna Martellotti, tra le fondatrici di CBC. “Temo che con la nuova legge sugli appalti possa andare peggio: lavorare su Tiziano non è come farlo su una palazzina a Quarto Oggiaro e la sola parte della norma sugli appalti che riguarda il restauro non garantisce distintività alle istanze di chi opera nel settore” aggiunge Laura Vagaggini, amministratrice.