Nuovi assetti globali, la cooperazione è pronta a fare la sua parte
Di Simone Gamberini
Nel 2024 la gran parte delle cooperative ha registrato andamenti positivi, il 2025 è però pieno di incertezze legate all’instabilità internazionale: come associazione di rappresentanza intendiamo elaborare proposte di policy da condividere con le istituzioni per affrontare quello che è già un mutamento profondo dell’assetto mondiale e delle regole del gioco, contribuendo al nuovo posizionamento dell’economia italiana ed Europea.
Sconvolgimenti nell’economia globale, conflitti, nuovo ruolo degli Stati Uniti e della Cina sono stati i temi al centro della direzione seminariale organizzata da Legacoop e che si è svolta a Roma mercoledì scorso, proprio con l’intento di analizzare il mondo che cambia e quello che può essere il nostro contributo, da cooperatori.
Con Stefano Fassina, economista, ex viceministro delle Finanze ed ex deputato, abbiamo riflettuto sulla necessità per l’economia europea di spostare il proprio focus dall’export verso gli Stati Uniti a una rivalutazione della domanda interna. Libero Monteforte, direttore del servizio macroeneconomico dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (UpB), ha fornito un quadro di come l’incertezza globale impatterà sul nostro Paese; Stefano Fantacone, direttore del Centro Europa Ricerche (CER) ci ha parlato della fine dell’egemonia economica degli Stati Uniti come principale driver di cambiamento e Vladimiro Giacchè, direttore del centro studi della Banca del Fucino, ha indicato la Cina come possibile nuovo pilastro dell’export italiano. Questi sconvolgimenti ci richiamano a una profonda riflessione.
Quella sul nuovo ruolo dell’economia italiana nel mondo è una discussione che stiamo portando avanti anche con Confindustria e le altre associazioni di rappresentanza, elaborando strade che non solo siano quelle giuste per le imprese, ma che abbiano effetti sistemici. Come movimento cooperativo ci poniamo l’obiettivo ambizioso di offrire al Paese soluzioni per affrontare alcune lacune strutturali. Penso alle politiche industriali, energetiche e di welfare, che in uno scenario incerto diventano sempre più centrali. Immaginiamo un modello di sviluppo basato sul ruolo determinante del modello cooperativo, che deve essere centrale anche a livello europeo.
Con il nostro centro studi abbiamo scandagliato le condizioni del Paese, e ora è il momento di collaborare con enti di ricerca e studio per riuscire a costruire visioni e prospettive e condividerle con altri soggetti. Non abbiamo l’aspirazione di sostituirci alla politica, ma dobbiamo supportare le istituzioni, che spesso si trovano a dover ragionare in emergenza e nel breve periodo. Questo percorso è già iniziato da qualche anno in collaborazione con altre associazioni e con i sindacati.
Impossibile non rivolgere il nostro pensiero e il nostro impegno alla popolazione palestinese della striscia di Gaza e alla gravissima emergenza umanitaria in corso. Le cooperative e i soci ci chiedono di assumere posizioni pubbliche: lo abbiamo fatto chiaramente alla Biennale di Firenze, ci stiamo impegnando per promuovere iniziative allo scopo di inviare aiuti nella Striscia. Legacoop collabora da tempo con alcune ong che sono presenti a Gaza e che possono essere porte di accesso per la distribuzione degli aiuti. Quando ci saranno le condizioni, organizzeremo una campagna di raccolta di generi alimentari, beni di prima necessità e materiali per il primo soccorso. Ora siamo fermi a causa dell’impossibilità di entrare e operare nella Striscia. In questo momento nessun canale di aiuti riesce ad arrivare, se non nelle forme veicolate dal governo israeliano. Non appena ci saranno di nuovo le condizioni, ci mobiliteremo su scala nazionale.
Siamo pronti a dare il nostro contributo in questa crisi come in tutti gli altri scenari oggi aperti.