Legacoop Agroalimentare. Il presidente Maretti boccia la proposta di Quadro finanziario dell’UE

Roma, 16 luglio 2025 – “Tutte le peggiori previsioni si sono avverate: riduzione dei fondi, rinazionalizzazione delle politiche, scelte che mettono in crisi il mercato interno Ue, quando è da due anni che dicono che vogliono rafforzarlo, e che creano forti squilibri tra sistemi produttivi. Perché oggi tra Cina e Stati Uniti se si nazionalizzano le politiche, vuol dire avere un ruolo marginale per il prossimo secolo”. Così Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, che in una nota dell’associazione ha bocciato il Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034, presentato il 16 luglio a Bruxelles dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

“Se si vogliono fare più cose, ci vogliono più soldi. Sono stati proposti 2 trilioni, quasi il 2% del Pil dell’Europa, ed è ancor più inaccettabile che con un budget quasi raddoppiato si tagli l’agricoltura”, ha incalzato Maretti secondo cui “l’Europa deve decidere di essere unita, coesa. Emergono due visioni di Europa che la von der Leyen prova a conciliare ma non ci riesce. E la maggioranza del Parlamento della Ue, a partire dal Ppe, ha la responsabilità di decidere quale Europa volere, se quella degli Stati nazionali o quella degli Stati Uniti d’Europa”.

Ecco perché, la proposta della nuova Pac è irricevibile a suo avviso, è largamente insoddisfacente e rischia di compromettere il futuro dell’agricoltura europea. E in particolare ciò che proprio non va è la riduzione da 386 miliardi a 302 miliardi di euro che sono un colpo duro per un settore già messo alla prova. Legacoop Agroalimentare ha manifestato il 16 luglio a Bruxelles il proprio dissenso con Catiuscia Marini, responsabile politiche europee, e Silvia Schiavon, dell’ufficio politiche europee.

Anche Simona Caselli, responsabile degli Affari europei di Legacoop Agroalimentare, ribadisce la contrarietà “alla massiccia rinazionalizzazione delle politiche che ci riporta indietro invece che guardare avanti, che svilisce la Ue in un momento in cui invece va rafforzata di fronte al minaccioso nuovo quadro internazionale”. E no al “Fondo Unico dove si mescolano politiche distinte e piene di specificità come l’agricoltura, la coesione, la ricerca, e dove lo sviluppo rurale non ha nemmeno fondi dedicati”.

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