EDITORIALE – 27 OTTOBRE 2025

Un bilancio per l’Europa, non contro la sua agricoltura

di Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare

La Politica agricola comune (PAC) è nata prima ancora dell’euro e del mercato unico: è stata il primo vero pilastro dell’Unione Europea, costruito per garantire cibo ai cittadini, reddito agli agricoltori e coesione ai territori. Oggi, quella stessa politica rischia di essere svuotata dalle scelte sul nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP), cioè il bilancio europeo 2028-2034.

Siamo arrivati a questa fase con una certa fiducia. Dopo le tensioni e le proteste dei trattori degli anni scorsi e la presentazione della “Vision for agriculture and food” (la strategia a lungo termine presentata dalla Commissione europea per definire il futuro del sistema agroalimentare dell’Unione), avevamo colto segnali di ascolto e di rinnovata attenzione verso il mondo agricolo. In quella Vision, la Commissione riconosceva esplicitamente il ruolo strategico della cooperazione come strumento di aggregazione, innovazione e garanzia di reddito: sembrava l’inizio di un nuovo percorso.

E invece oggi ci ritroviamo delusi di fronte a una proposta di QFP che smentisce nei fatti quelle intenzioni e tradisce quello spirito di dialogo. La proposta, presentata come una semplificazione, prevede di unificare i fondi agricoli in un unico contenitore, riducendo di fatto le risorse di oltre 80 miliardi di euro rispetto al periodo attuale. Dietro la parola “razionalizzazione” si nascondono due rischi enormi: la rinazionalizzazione della PAC e una competizione interna tra Paesi.

Se ogni Stato dovesse contare solo sulle proprie risorse, a pagarne il prezzo sarebbero i sistemi produttivi più frammentati e cooperativi, come quello italiano, dove l’agricoltura è fatta di imprese familiari, cooperative, filiere diffuse e territori fragili ma ricchissimi di valore.

Il bilancio non è una questione contabile: è una scelta politica. Tagliare i fondi alla PAC significa infatti ridurre la capacità dell’Europa di garantire sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale e coesione sociale. Significa indebolire quella politica che, più di ogni altra, ha tenuto insieme l’Unione e ha reso possibile un’agricoltura che produce qualità, tutela la biodiversità e mantiene vive le aree rurali.

Le sfide che abbiamo davanti richiedono tutt’altro approccio. Servono investimenti, innovazione, formazione e ricerca, non riduzioni di bilancio, per combattere la crisi climatica, la scarsità d’acqua, l’aumento dei costi energetici e i mercati globali instabili.

È necessaria una politica agricola che aiuti le imprese a fare la transizione ecologica senza abbandonarle alla solitudine del mercato. Ed è in questa direzione che il mondo cooperativo opera ogni giorno costruendo filiere solide, condividendo valore, promuovendo modelli inclusivi e partecipati di impresa. Difendere la PAC significa combattere per un’idea di Europa che non lasci soli i suoi agricoltori e che riconosca il valore strategico del cibo, del suolo, dell’acqua e delle persone che li custodiscono.

Per questo Legacoop Agroalimentare sostiene con convinzione la posizione del Copa-Cogeca e dei tanti parlamentari europei che stanno opponendosi a un bilancio ingiusto e miope. L’Europa agricola non può tornare indietro, c’è bisogno di più Europa: capace di investire, proteggere e guardare lontano. Un’Europa che non taglia, ma semina futuro.

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