Public procurement: Legacoop a Bruxelles chiede tutela della concorrenza e politiche industriali
Di Catiuscia Marini, Responsabile Ufficio Politiche e Affari Europei di Legacoop
Il mercato degli Appalti Pubblici nell’Unione Europea rappresenta il 14% del PIL. Sviluppare il potenziale rappresentato dal “public procurement” significa rafforzare il mercato interno, contribuendo alla crescita e alla competitività del sistema economico e produttivo all’interno dell’Unione.
Il ruolo delle istituzioni europee è quello di svolgere non soltanto una funzione regolatoria, attraverso un pacchetto legislativo volto a tutelare l’apertura e la concorrenza del mercato, ma anche un’azione proattiva di politica industriale per: rafforzare la qualità dei servizi e dei beni acquistati nel mercato, sostenere la produzione dei beni e delle merci in Europa, rispettare e rafforzare le clausole sociali a salvaguardia delle normative riguardanti il lavoro, l’inclusione e la coesione sociale che orientano gli obiettivi strategici della Ue, attuare politiche green negli acquisti di merci e servizi da parte della pubblica amministrazione.
Il Rapporto Letta sulle sfide future, le prospettive del Mercato unico europeo e le linee guida della Presidente dell’esecutivo UE Ursula Von der Leyen per il mandato 2024-29 della Commissione hanno evidenziato la necessità di un aggiornamento e una revisione delle direttive sul Public Procurement, quale priorità nella costruzione di politiche per la crescita dell’Unione.
La nomina, su indicazione di Legacoop, della giurista che si occupa di lavori pubblici Mariangela Di Giandomenico nel Gruppo di esperti per il Public Procurement istituito dalla Commissione Europea, rappresenta un’opportunità di far sentire la specificità della cooperazione nel percorso di revisione della direttiva in essere.
Il calendario 2026 del programma di lavoro della Commissione, pubblicato di recente, indica nel secondo trimestre 2026 il periodo di pubblicazione della proposta di revisione della Direttiva alla quale dovranno concorrere Parlamento Europeo, quale organo di co-legislazione, ma anche – con i relativi pareri – Comitato delle Regioni (CoR) e Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE).
In questo contesto si inserisce l’evento promosso da Legacoop a Bruxelles nella sede del CESE martedì 4 novembre, che ha permesso di mettere a confronto i rappresentanti delle cooperative e dei settori di Legacoop (Legacoopsociali, Legacoop Produzione e Servizi, Culturmedia) con la Commissione europea, gli eurodeputati Pierfrancesco Maran e Nicola Zingaretti, il presidente di Social Economy Europe e il sindacato europeo (ETUC).
Nei due panel tecnico e politico abbiamo presentato una prima posizione di Legacoop su punti che saranno centrali nella costruzione della nuova direttiva e che sono molto dibattuti, non solo tra le imprese e nelle nostre cooperative, ma anche nelle Istituzioni Ue.
Non basta semplificare, ma serve ripensare il senso stesso dell’appalto pubblico. Ogni anno le nostre cooperative stipulano migliaia di contratti con la pubblica amministrazione dalla ristorazione scolastica ai servizi socio-sanitari, dalla progettazione e costruzione di opere pubbliche alla gestione dei beni culturali, dalla raccolta dei rifiuti al facility management. Le cooperative sono un pilastro dell’economia sociale e ci aspettiamo un’attenzione alla sostenibilità sociale dell’appalto pubblico, al rispetto dei contratti di lavoro e dei relativi costi, alla qualità del lavoro, all’inclusione e alla coesione sociale, al radicamento territoriale delle filiere produttive e delle forniture di beni, come quelli agroalimentari, alla sostenibilità ambientale e green.
Gli appalti pubblici sono un’occasione strategica per orientare gli obiettivi pubblici sulla qualità e sostenibilità sia sociale che ambientale, per costruire delle vere politiche industriali nella fornitura di beni e servizi alla pubblica amministrazione europea, per salvaguardare servizi di interesse generale e beni pubblici europei.
Come Legacoop seguiremo con attenzione questo percorso che non riguarda solo l’iter normativo del quadro regolatorio europeo, ma anche la strategia di un public procurement basato non solo sull’offerta e sul prezzo, ma anche sulla qualità del mercato di beni e servizi che si intende costruire.







