Editoria, Legacoop CulTurMedia: stupore per esclusione del non profit dal nuovo decreto

Roma, 2 luglio 2025 – Legacoop CulTurMedia esprime stupore per la decisione del governo che vede ancora una volta escluse le cooperative di giornalisti e le testate informative non profit dalle misure di sostegno al settore dell’editoria varate dal governo con il Dpcm del 17 aprile 2025.

Dopo l’istituzione del Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria (prevista dalla manovra 2024, che ha modificato l’articolo 1 della legge 198 del 2016), il nuovo decreto mette a disposizione 82 milioni di euro a favore delle imprese editoriali di giornali e periodici (nel 2023 il fondo era di 140 milioni di euro), di cui beneficiano tutte le principali testate nazionali e quindi tutti i più importanti gruppi editoriali, i cosiddetti “giornaloni”. Tra le altre misure, viene previsto un contributo complessivo di 65 milioni di euro a favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici, pari a 10 centesimi per ogni copia cartacea venduta nel corso dell’anno 2023. Nel precedente provvedimento i centesimi erano 5 a copia (con uno stanziamento di 60 milioni per l’anno 2023 su copie 2022).

Come negli anni precedenti, secondo l’analisi condotta internamente dal coordinamento Mediacoop, restano escluse le realtà che accedono ai contributi diretti, in base alla tutela del principio del pluralismo dell’informazione, ovvero i quotidiani locali e le piccole realtà informative senza scopo di lucro, che contribuiscono a promuovere un panorama dell’informazione più diversificato e indipendente.

Le altre norme contenute nel Dpcm prevedono contributi a sostegno delle edicole (10 milioni), dei punti vendita non esclusivi (3 milioni) e a favore delle imprese di distribuzione di quotidiani e periodici (4 milioni). Questi “bonus” sono subordinati alla preventiva autorizzazione della Commissione europea.

Desta ulteriore preoccupazione il fatto che l’iter di approvazione del Regolamento di ridefinizione dei contributi diretti all’Editoria, dato per imminente già alla fine del 2024, tarda ad arrivare a conclusione e non se ne conoscono i contenuti.

Attualmente i criteri sono definiti in base al decreto legislativo n. 70 del 15 maggio 2017, che aveva ridefinito la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici in attuazione della cosiddetta legge Lotti (art. 2, commi 1 e 2, legge 26 ottobre 2016, n. 198) che istituiva appunto il Fondo per il Pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione.

L’auspicio, anche a fronte della positiva collaborazione avuta finora con il Dipartimento guidato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini, è che il confronto riprenda pubblicamente e si concluda entro l’anno.

Nonostante le proroghe ripetute di anno in anno, incombe ancora sul settore, infatti, la cosiddetta “tagliola” introdotta nel 2019 dal governo giallo-verde, che prevede il progressivo azzeramento dei contributi diretti a partire dal 2027I giornali cooperativi attendono da tempo una revisione di alcuni parametri previsti dal dlgs n. 70, sia in relazione ai requisiti di accesso che alla determinazione dei contributi diretti alle aziende editrici non profit.

Questo – dice la presidente di Legacoop CulTurMedia, Giovanna Barni – proprio nella direzione più volte indicata dal sottosegretario Barachini di tutelare la qualità dell’informazione. Avendo contribuito alla formulazione della bozza di regolamento ed avendo espresso un giudizio positivo sull’impostazione data, crediamo sia urgente conoscere nel dettaglio i nuovi criteri per il calcolo dei contributi diretti, prima dell’approvazione definitiva. A tal proposito abbiamo già invitato il sottosegretario a un’iniziativa pubblica, da tenersi in autunno in occasione dei 50 anni di CulTurMedia, in cui discutere della grave situazione in cui versa il settore e di possibili soluzioni come la “digital service tax”. Gli editori tutti, non solo alcuni, che già scontavano una situazione di crisi accelerata anche dalla rivoluzione digitale e dai social media, e la conseguente crisi della carta stampata e delle edicole, si trovano sempre più in difficoltà. “Un altro anno di clausola di salvaguardia – conclude Barni – non costituisce più una garanzia di tenuta per il futuro della stampa indipendente no profit. Dopo 6 anni di proroghe, permane intatta la situazione di incertezza e la mancanza di un quadro normativo stabile per le cooperative editoriali”.

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