Difficoltà di approvvigionamento delle materie prime agroalimentari, l’audizione di Agrinsieme, Uecoop, Coldiretti e Unci al Senato

Al via ieri nelle commissioni riunite Agricoltura e Industria del Senato le audizioni sull’affare assegnato 772 sulle problematiche inerenti la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime agroalimentari e agroindustriali, su cui i due gruppi di lavoro hanno ascoltato le principali associazioni di settore.

Silvia Piconcelli di Confagricoltura per Agrinsieme, di cui fa parte Alleanza delle cooperative

“Vogliamo evidenziare come questa sia una problematica che riguarda il nostro Paese ma anche l’intero pianeta, perché come evidenziato anche dalla Fao, nel 2050 raggiungeremo quasi i 9 miliardi di abitanti sulla terra“, ha ricordato Piconcelli. “Per nutrire l’intera popolazione mondiale la produzione alimentare dovrà quindi raddoppiare. In questo ci scontriamo però con le limitazioni fisiche, dovute al fatto di non poter estendere all’infinito i terreni”. L’unica possibilità che avremo è perciò secondo la rappresentante di Confagricoltura “quella di fare leva sugli investimenti in agricoltura per espandere la produzione. Intendiamo con questo il miglioramento delle infrastrutture rurali, della logistica, dell’organizzazione di filiera e un maggior accesso a strumenti di produzione moderni, che possano rendere perciò l’agricoltura digitale e resiliente. Occorrerà quindi coniugare il tema della sostenibilità con quello della maggior produzione alimentare”.

Emanuele Occhi di Uecoop

“Oggi ci troviamo sotto attacco a causa della volatilità dei prezzi, accentuata dalla pandemia” ha denunciato Occhi. “C’è poi un problema legato alle condizioni climatiche avverse che si sono sviluppate nei paesi maggiormente produttori di materie prime agroalimentari e agroindustriali come il Brasile o l’Argentina, che non sono stati in grado di rispondere alle richieste massive di esportazioni ricevute”. A questo poi “si aggiunge la Cina, che da sola importa per esempio 90 milioni di tonnellate di soia, mentre l’Italia non produce nemmeno il 30% del suo fabbisogno nazionale“.

“Tutto questo genera un cortocircuito alimentare“, ha affermato il rappresentante di Uecoop, “che si aggrava in un paese che necessita di un potenziamento produttivo. Soprattutto”, ha aggiunto, “occorre partire con un Piano proteico nazionale per recuperare competitività rispetto ai paesi concorrenti nel settore dei mangimi per gli allevamenti, perché essere dipendenti nella produzione di materie prime relative alla mangimistica accentua gli squilibri sul mercato internazionale”.

Alessandro Apolito di Coldiretti

“In questa fase, sul tema in questione, abbiamo riscontrato due criticità“, ha esordito Apolito: “Da un lato i trasporti internazionali: abbiamo registrato a causa del Covid e di scelte commerciali, una carenza di container che sta aumentando e complicando i costi di trasporto. Questo penalizza le nostre esportazioni e il traffico di merci agroalimentari in entrata. Dall’altro lato abbiamo un aumento dei costi di alcune materie prime che impattano su filiere strategiche: pensiamo al settore zootecnico ad esempio, con l’aumento dei costi dei principali mangimi, come soia e orzo”.

Secondo Apolito “è dunque sempre più necessario investire per uno sviluppo e una ripresa post Covid che veda un aumento della capacità di auto approvvigionamento su tutte le filiere. Le consistenti risorse previste dal Pnrr, dalla legge di bilancio e dal decreto sostegni”, ha aggiunto, “devono perciò andare in questa direzione, perché rendere più forti le nostre filiere significa poter affrontare appunto anche il tema dell’auto approvvigionamento”.

Gennaro Scognamiglio di Unci Agroalimentare

Secondo Scognamiglio “la difficoltà dell’approvvigionamento delle materie prime dell’agroalimentare è chiaramente una derivazione del Covid, che ha messo però in luce tutti i limiti della nostra capacità di auto rifornirci rispetto al mercato. Dobbiamo insistere su un programma di ripartenza per i nostri produttori primari e partire con l’utilizzo di nuove tecnologie, come una blockchain interamente italiana che faccia da canale tecnologico per la nostra filiera”.

“C’è da sottolineare poi la carenza di manodopera che ha avuto per conseguenza una sottoproduzione”, ha rilevato poi Scognamiglio, che ha concluso: “Bisogna guardare al futuro prossimo cercando di capire quali sono i nostri limiti e i nostri errori e come poter approcciare le nuove tecnologie per superare la fase di crisi”.

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