Presentato alla Camera il libro dedicato al ruolo costituzionale della cooperazione. Interventi di Simone Gamberini, Anna Finocchiaro, Francesco Clementi, Giorgio Vittadini e Mattia Granata.
Roma, 11 novembre 2025 – “L’articolo 45 della Costituzione è un mandato ancora da compiere, una promessa che parla al presente e al futuro del Paese. La cooperazione è ancora quel motore di coesione che serve allo sviluppo del Paese, serve un percorso culturale che riconosca il valore delle imprese cooperative”. Con queste parole il presidente di Legacoop Nazionale Simone Gamberini ha commentato “Quarantacinque. Il dibattito sulla Cooperazione alla Costituente”, scritto dal responsabile Area studi di Legacoop Mattia Granata, durante la presentazione del libro, che si è svolta a Roma, nella Sala del Cenacolo della Camera dei deputati.
Gamberini ha ricordato che “la Costituzione non è solo un testo da difendere, ma un programma da realizzare”, costruito su una visione di democrazia fondata sulla partecipazione e la dignità delle persone. Il libro – ha sottolineato – “descrive il dibattito all’interno della Costituente, in cui culture diverse seppero trovare un terreno comune nell’idea che la cooperazione non fosse solo una forma di profitto, ma espressione di cittadinanza economica”. Oggi – ha aggiunto Gamberini – “abbiamo bisogno di rimettere al centro quel dibattito, non per nostalgia ma per rispondere ai bisogni sociali e ambientali del Paese“. Gamberini ha richiamato il recente intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Biennale dell’Economia Cooperativa, che aveva definito la cooperazione “nutrimento dell’articolo 3 della Costituzione”. Il presidente di Legacoop ha poi denunciato che “in questi 80 anni si è sviluppato un sistema poco incentivante per le cooperative, favorendo forme d’impresa che non hanno messo al centro la dignità della persona”, e ha ricordato che la Corte costituzionale, con la sentenza n.116 del 23 luglio 2025, “ha segnalato che dobbiamo partire per costruire un modello di sviluppo diverso”. “Serve una coalizione civile – ha sostenuto Gamberini – capace di coinvolgere interlocutori istituzionali, politici e sociali, per riportare la cooperazione al centro dell’agenda del Paese“. “Da oggi inizia il lavoro per costruire le alleanze necessarie a incidere sulla legislazione”, ha proseguito Gamberini indicando le priorità del manifesto della cooperazione: l’ammodernamento del modello imprenditoriale cooperativo, una disciplina organica per le cooperative di comunità e le aree interne, una riforma fiscale che riconosca la funzione sociale della cooperazione, incentivi stabili per i worker buyout e politiche industriali coerenti.
L’incontro è stato introdotto dall’autore del libro, Mattia Granata, che ha spiegato come il progetto sia nato “dalla sensazione che l’articolo 45 abbia perso centralità”. Da Legacoop – ha detto – è arrivata la volontà di “riattualizzare un articolo nato non nelle stanze dei giuristi, ma nella politica”. Granata ha ricordato la lectio magistralis tenuta da Mattarella durante la Biennale dell’economia cooperativa che si è tenuta il 24 ottobre dello scorso anno, in cui il Presidente aveva definito la Costituzione “personalista, lavorista, antifascista e autonomista”, scegliendo l’articolo 45 “per riassumere la filosofia della Carta”. Una riflessione rilanciata, ha aggiunto, anche dalla sentenza della Corte costituzionale del luglio 2025, che ha evidenziato, tra l’altro, come l’articolo 45 sia stato “non solo appannato, ma talvolta contraddetto”.
L’ex ministra per le Pari opportunità (governo Prodi I) e per i Rapporti con il Parlamento (Gentiloni), e attuale presidente di “Italiadecide“, Anna Finocchiaro, ha evidenziato come “la cooperazione è pienamente in sintonia con la Costituzione“, sottolineando che la Carta “non è un catechismo, ma è sempre attuale e attualizzabile”. Finocchiaro ha insistito sul tema della responsabilità verso le nuove generazioni: “Ciò che oggi viene dal lavoro e dalla produzione deve essere destinato, almeno in parte, all’interesse delle generazioni future”, una scelta controcorrente rispetto al tempo presente, “in cui il consumo qui e subito sembra essere la regola”. “Capire il senso originario dell’articolo 45 non significa consegnarsi al passato, ma trovare la forza dei principi per farli vivere nell’esperienza di un mondo che cambia”. Il libro – ha detto – “non vuole conservare il bello che c’era, ma offrire un metodo per interpretare il presente”.
Per Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, negli anni Duemila “ha preso piede l’idea che forme diverse di impresa, come le cooperative, fossero un male da estirpare”. Oggi però l’evidenza della crisi sociale e ambientale mostra che “non può esistere un solo tipo di impresa”. Ha quindi denunciato i modelli che inseguono esclusivamente il profitto: “Lo vediamo quando un gigante come Amazon licenzia il 10% dei lavoratori per preservare i dividendi”. Per questo serve “una biodiversità nelle forme d’impresa, fondamentale per l’economia”. I costituenti – ha affermato – “erano molto più avanti dei loro successori”, avendo costruito un compromesso in cui DC e PCI seppero conciliare mercato e funzione sociale”. “La mutualità è un passo centrale“, ha ribadito l’ospite della presentazione. L’Unione europea “non ha ancora riconosciuto fino in fondo il valore della mutualità“, distinta dal semplice Terzo settore: “Rappresenta le persone che si uniscono per agire insieme a vantaggio proprio e della comunità“. Infine, Vittadini ha richiamato la questione della democrazia interna: “In cooperative divenute enormi si è creata una classe dirigente che ha indebolito la partecipazione”. Ma allo stesso tempo le cooperative “sono luoghi ideali per generare servizi, fondamentali nella società contemporanea”.
Per Francesco Clementi, professore ordinario di Diritto pubblico comparato all’Università La Sapienza di Roma, il nodo concettuale sta nel riconoscere che “la cooperazione è una forma avanzata di impresa“, come riconosciuto anche dalla Corte costituzionale. La cooperazione – ha detto – “vede l’economia come forma di civiltà”, e la mutualità ne è la radice: “La libertà economica non può essere disgiunta dai suoi effetti sulla collettività”. Clementi ha spiegato che la mutualità e la cooperazione sono strettamente legate all’articolo 3 della Costituzione, che cita, prima dell’uguaglianza, la dignità sociale: “Non c’è uguaglianza senza dignità”, ha ribadito il giurista.nDa qui la forza generativa della cooperazione come “patto di solidarietà che si rinnova nel tempo”, capace di dare dignità ai lavoratori e resilienza ai territori, comprese le aree interne del Paese. “La cooperazione non è un fenomeno paragonabile agli altri dal punto di vista economico“, ha ribadito, definendola una tappa importante nel riconoscimento della sua funzione sociale. “La mutualità non è nostalgia ma prospettiva”, ha concluso, invitando il legislatore a “fare di più per la cooperazione”.







