• Politiche di Rete e Formazione

Politiche di Rete e Formazione

Ci occupiamo di programmazione dei Fondi strutturali europei e delle opportunità di finanziamento per le cooperative. Promuoviamo progetti cooperativi interterritoriali e intersettoriali e per il riposizionamento di mercato. Curiamo le politiche della formazione per le imprese aderenti a Legacoop. Gestiamo progetti di sviluppo a carattere associativo.

Stefania Serafini

Politiche di rete

IP/14/1215  COMMISSIONE EUROPEA

COMUNICATO STAMPA

Bruxelles, 29 ottobre 2014

La Commissione europea adotta un “accordo di partenariato” con l’Italia sull’uso dei fondi strutturali e di investimento per la crescita e l’occupazione nel 2014-2020

La Commissione europea ha adottato un “accordo di partenariato” con l’Italia in cui si definisce la strategia per un uso ottimale dei Fondi strutturali e di investimento europei in tale paese. L’accordo odierno apre la via all’investimento di 32,2 miliardi di euro di finanziamenti totali a titolo della politica di coesione nel periodo 2014-2020 (a prezzi correnti, compresi i finanziamenti nel campo della cooperazione territoriale europea e lo stanziamento per l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile). L’Italia riceve inoltre 10,4 miliardi di euro per lo sviluppo rurale e 537,3 milioni di euro per il settore marittimo e della pesca.

Gli investimenti dell’UE contribuiranno ad affrontare il problema della disoccupazione e ad incentivare la competitività e la crescita economica, dando sostegno ll’innovazione, alla formazione e all’istruzione negli ambiti urbani e nelle zone rurali. Essi serviranno anche a promuovere l’imprenditoria, a combattere l’esclusione sociale e ad aiutare lo sviluppo  un’economia ecocompatibile ed efficiente sul piano della risorse.

I Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) in Italia sono:

  • il Fondo europeo di sviluppo regionale
  • il Fondo sociale europeo
  • il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca
  • il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale Commentando l’adozione del partenariato, Johannes Hahn, Commissario responsabile per la Politica regionale, ha affermato:

“È un momento estremamente importante per l’Italia. Oggi abbiamo adottato un piano d’investimento essenziale, strategico, che pone il paese sui binari della crescita e dell’occupazione per il prossimo decennio. Quest’accordo di partenariato rispecchia la determinazione comune alla Commissione europea e all’Italia di fare l’uso più efficiente possibile degli investimenti dell’UE e di evitare gli errori del passato. I nostri investimenti devono avere una portata strategica, conformemente alla nuova politica di coesione, ed essere incentrati sull’economia reale, sulla crescita  sostenibile e sull’investimento  nelle persone. Cosa altrettanto importante, essi devono essere accompagnati da strutture amministrative salde ed efficienti ad ogni livello.

L’esercizio avviene all’insegna della qualità e non della celerità, ragion per cui nei prossimi mesi ci adopereremo appieno per negoziare i migliori risultati possibili per gli investimenti a valere sui Fondi strutturali e di investimento europei nel periodo 2014-2020 allorché delineiamo i programmi operativi da cui emergeranno i cento progetti volti a stimolare  l’economia e a creare posti di lavoro in Italia .

Occorre l’impegno di tutte le parti per poter disporre di programmi qualitativamente validi e di una gestione rafforzata dei fondi.”

Il Commissario Hahn ha aggiunto: “Questa strategia d’investimento prende le mosse dall’importante contributo che l’Italia già apporta per aiutare l’UE a raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo di circuiti della conoscenza, modernizzazione e internazionalizzazione dell’economia e promozione di un uso efficiente delle risorse energetiche e naturali. Con questo accordo di partenariato l’Italia dispone ora di una salda base che abbraccia tutti i  Fondi strutturali e di investimento e dà un indirizzo strategico ai programmi futuri per  stimolare l’innovazione, trasformare le PMI italiane in modelli di crescita ed assicurare la competitività dell’Italia nei settori ad alta intensità di saperi. I Fondi SIE aiutano le regioni  e le città italiane ad affrontare queste sfide.”

László Andor, Commissario responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione,  ha affermato:  “Mi congratulo con l’Italia per aver perfezionato il suo accordo di partenariato in seguito a  un’intensa collaborazione con la Commissione.

Sono estremamente compiaciuto per il fatto  che l’Italia abbia deciso di usare 10,5 miliardi di euro del Fondo sociale europeo (FSE) in modo da assicurare che le azioni finanziate  dall’FSE abbiano un impatto significativo al fine  di raggiungere gli obiettivi occupazionali e di lotta contro la povertà della strategia Europa  2020. Apprezzo anche il fatto che sia stata attribuita una priorità elevata alla lotta contro  la disoccupazione giovanile, anche attraverso un programma che attua l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile. L’FSE aiuterà a massimizzare il potenziale di crescita di ciascuna regione affrontandone i bisogni  specifici, concentrandosi sugli aspetti dell’imprenditoria e della creazione di posti di lavoro nonché su una migliore inclusione sociale attraverso l’occupazione, l’istruzione e la formazione professionale. Sono anche  compiaciuto nell’osservare più intense sinergie tra le misure sostenute e i diversi fondi ”

Dacian Cioloş, Commissario responsabile per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha affermato:  “È con grande soddisfazione che accolgo oggi  l’approvazione dell’accordo di partenariato  per l’Italia ed in particolare i nuovi obiettivi di sviluppo rurale, il secondo pilastro della  politica agricola comune dell’UE. I programmi di sviluppo rurale recano un notevole contributo alla risoluzione di tutta una serie di problemi economici, ambientali e sociali nelle zone rurali. Per molte regioni italiane il Fondo per lo sviluppo rurale è la più  importante fonte di finanziamento strutturale  dell’UE. In tale contesto, sono fiducioso che  l’accordo di partenariato per l’Italia consentirà un uso più efficiente dei finanziamenti in  modo da appianare la via dell’Italia verso la crescita e la competitività, promuovere  l’occupazione e ridurre le disparità regionali. Sono fiducioso che questo sostegno  finanziario unionale opportunamente mirato  a sviluppare un ambiente imprenditoriale innovativo, a migliorare le infrastrutture o a  accrescere l’efficienza nell’uso delle risorse  naturali, svolgerà un ruolo importante ai  fini del raggiungimento di tali obiettivi.”

Maria Damanaki, Commissaria responsabile per gli Affari marittimi e la pesca, ha affermato:  “Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca ha vocazione a investire nelle collettività locali che vivono della pesca per aiutarle a sprigionare il potenziale di sviluppo e  di creazione di posti di lavoro di cui ha  bisogno l’Europa e che l’UE si è impegnata a  tradurre in realtà. Per l’Italia in particolare, la sfida maggiore ma anche l’opportunità più  promettente consiste nel promuovere le potenzialità di “crescita blu” del paese  valorizzando la sua lunga tradizione ed esperienza nei settori marino e marittimo. Il Fondo  si adopererà per accrescere la competitività del settore italiano della pesca e  dell’acquacoltura preservando nel contempo la gestione sostenibile delle risorse naturali e  delle popolazioni alieutiche. Non staremo a prescrivere come debba essere speso ogni  singolo centesimo: spetta a coloro che conoscono al meglio il proprio mestiere, all’industria  e alle regioni locali adoperarsi per assicurare un futuro sostenibile alle loro collettività:  questo è in effetti lo spirito della nuova  politica comune della  pesca e della politica  marittima integrata”.

Per ulteriori informazioni:  MEMO sugli accordi di partenariato e sui programmi operativi  La politica di coesione e l’Italia Commissione europea-Accordo di partenariato dell’Italia e  Sintesi

Contatti: Shirin Wheeler (+32 460 76 65 65) – Jonathan Todd (+32 4989 94107)

Roger Waite (+32 4989 61404) – Helene Banner (+32 4607 52407)

E’ entrata in vigore lo scorso 28 agosto la legge 124/2015 che, nell’art. 10, delega il governo al riordino delle Camere di Commercio. Il Governo ha messo a punto una riforma, che si orienta verso principi di semplificazione amministrativa, trasparenza, e snellimento delle procedure. Siamo in attesa che l’esecutivo adotti un decreto legislativo che riformerà l’organizzazione, le funzioni e il finanziamento degli Enti Camerali.; infatti l’obiettivo stabilito dall’articolo 10 della legge è quello di ridefinire la mission delle Camere di Commercio, rafforzare la loro funzione di sostegno alle imprese, riducendone i costi, dimezzandone il numero, e ripensandone i compiti istituzionali. Il decreto legislativo dovrà nel dettaglio essere adottato nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi:
A. Determinazione del diritto annuale a carico delle imprese, ossia l’entità dei contributi versati per convalidare periodicamente la propria iscrizione alle Camere di Commercio. La nuova normativa prevede tagli, rispetto agli importi determinati per il 2014, del 35% già partiti nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% dal 2017;
B. Ridefinizione delle circoscrizioni territoriali, con riduzione del numero delle attuali 105 a non più di 60 mediante accorpamento di due o più Camere di Commercio ; soltanto con una soglia dimensionale minima di 75 mila imprese iscritte sarà possibile evitare l’accorpamento. Andrà garantita la presenza di almeno 1 Camera di Commercio in ogni regione così come sarà possibile mantenerne una in ogni provincia autonoma e città metropolitana.
In alcune Regioni le Camere di Commercio con il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico hanno portato a compimento i progetti di aggregazione:

Biella e Vercelli in Piemonte;
La Spezia, Savona e Imperia in Liguria;
Grosseto e Livorno in Toscana;
Palermo ed Enna da una parte e Trapani, Agrigento e Siracusa dall’altra in Sicilia;
Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia in Calabria;
Campobasso e Isernia in Molise;
Venezia e Rovigo da una parte e Belluno e Treviso dall’altra in Veneto;
Trieste e Gorizia in Friuli.
Sono ancora in istruttoria al Mise, invece, gli accorpamenti comunque già deliberati tra Chieti e Pescara in Abruzzo e Catania, Siracusa e Ragusa in Sicilia.

C. Ridefinizione dei compiti e delle funzioni; bisognerà individuare nel dettaglio gli ambiti di attività nei quali svolgere la funzione di promozione del territorio e dell’economia locale;
D. Riordino delle competenze relative alla tenuta e valorizzazione del Registro delle imprese, con particolare riguardo alle funzioni di promozione della trasparenza del mercato e di pubblicità legale delle imprese;

E. Definizione di standard nazionali di qualità delle prestazioni delle Camere di Commercio, in relazione a ciascuna funzione fondamentale, ai relativi servizi ed all’utilità prodotta per le imprese;

F. Riduzione del numero dei componenti dei Consigli e delle Giunte e riordino della relativa disciplina compresa quella sui criteri di elezione, in modo da assicurare una adeguata consultazione delle imprese, e sul limite ai mandati, nonché delle unioni regionali, delle aziende speciali e delle società controllate; riordino della disciplina dei compensi dei relativi organi , prevedendo la gratuità degli incarichi diversi da quelli nei collegi dei revisori dei conti; definizione dei limiti al trattamento economico dei vertici amministrativi delle Camere di Commercio e delle aziende speciali.

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